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Dito a Scatto

dolore dito

Il dito a scatto, se ci si riferisce alle dita lunghe, ed il pollice a scatto per il primo dito, sono una condizione clinica dolorosa che si manifesta durante la dinamica di flesso/estensione, cioè quando si passa dalla condizione di dita chiuse a pugno a quella di mano aperta. Si percepisce così una sensazione dolorosa di scatto. Quello che comunemente si definisce dito a scatto è in realtà una tenosinovite stenosante, cioè un processo infiammatorio dei tendini flessori delle dita e della loro guaina che scorrono con difficoltà sotto un legamento chiamato puleggia. Il passaggio oltre il margine della puleggia produce il tipico schiocco. Nelle fasi avanzate, in particolare al risveglio il dito interessato si trova in posizione di chiusura e deve essere esteso passivamente con l’aiuto dell’altra mano.

Anatomia

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dito a scatto

I tendini che flettono le dita vengono mantenuti adesi alle ossa da una serie di legamenti chiamati “pulegge”. Questi legamenti formano un arco, un ponte, sulla superficie dei metacarpi e delle falangi creando  dunque una sorta di tunnel sotto cui scorrono i tendini flessori.

Nelle dita lunghe si possono individuare 5 pulegge anulari, chiamate pulegge “A” intervallate da 4 pulegge cruciformi, pulegge “C”. Nel pollice invece le pulegge vengono chiamate “T” e se ne individuano 2. Per far sì che i tendini scorrano liberamente sotto le pulegge, questi sono avvolti da una guaina scivolosa chiamata “tenosinovia”. La tenosinovia produce un liquido chiamato sinoviale che ha una doppia funzione, quella di ridurre la frizione e permette al tendine di scivolare attraverso il tunnel delle pulegge quando la mano è usata per afferrare gli oggetti e quella di nutrire al contempo il tendine stesso. 

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Cause

nodulor

Lo scatto è il risultato del passaggio del nodulo (ispessimento della sinovia e del tendine) al di sotto della prima puleggia anulare, “A1” per le dita lunghe e “T1” per il pollice . Anche la puleggia può ispessirsi. Un continuo, ripetitivo, movimento del tendine che scorre sotto le pulegge, e/o microtraumi ripetuti possono generare un processo irritativo, che con il tempo porta il tendine e la sua guaina ad ispessirsi in quella sede, formando dunque un nodulo.

Condizioni quali artrite reumatoide, parziali lesioni tendinee, o ad esempio ripetute ore passate ad impugnare il volante dell’auto, possono facilitare l’insorgenza di un dito a scatto. Infezioni o danni della sinovia causano anch’essi un ispessimento del tendine. Il dito a scatto può anche essere conseguenza di un difetto congenito (presente alla nascita), che si manifesta a carico del primo dito nei primi mesi o anni di vita, pollice a scatto congenito, caratterizzato inizialmente da una dinamica a “scatto” di estensione del pollice e successivamente da una posizione in flessione obbligata dell’articolazione interfalangea (impossibilità ad estendere la falange distale).

Sintomi

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I sintomi del dito a scatto e del pollice a scatto comprendono il dolore ed una sensazione scatto sordo,  quando le dita o il pollice vengono flesse e poi estese. Generalmente si associa dolore alla palpazione dell’area sovrastante il “nodulo” (tenosinovite, spesso cistica), base del dito lungo interessato o del pollice dove rispettivamente troviamo la puleggia “A1” e “T1”. La sensazione di schiocco si ha quando il nodulo si muove passando attraverso il tunnel formato dal legamento a puleggia. Con il dito flesso (chiuso) il nodulo si trova prima del margine prossimale della puleggia, quando poi si estende il dito (dito aperto), il nodulo passa sotto il legamento, fino ad oltrepassarlo e producendo il tipico schiocco.

Con il perdurare del processo infiammatorio e di impingement, il nodulo tende ad aumentare progressivamente di volume fino a che diviene troppo largo per riuscire a passare spontaneamente sotto la puleggia, in tali casi il dito rimane in posizione di chiusura vi è difficoltà alla estensione attiva e si rende necessario l’aiuto dll’altra mano per estenderlo passivamente. Questa condizione si verifica più facilmente al risveglio. Si dice che il dito rimane bloccato in flessione. Più raramente il dito, in particolare il pollice, può rimaneere in estensione con impossibilità alla flessione completa. In questi casi è necessaria una diagnosi differenziale con la rottura sottocutanea del tendine flessore.

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Diagnosi

La diagnosi è formulata a seguito di un’attenta valutazione clinica. Generalmente è palpabile una sensazione di “click” in corrispondenza della base del dito interessato quando questo viene fatto aprire e chiudere ed il nodulo scorre sotto la puleggia “A1” o “T1”. In alcuni casi il dito è obbligato in flessione. Nei casi dubbi o nel caso di diagnosi differenziale con la rottura sottocutanea del tendine flessore é utile eseguire un esame ecografico.

Trattamento

Non Chirurgico
Il trattamento fisico ed occupazionale può esser preso in considerazione quando la sintomatologia (sensazione di scatto) è comparsa da meno di 4 mesi. In questi casi si può tentare di confezionare un tutore che metta a riposo l’area infiammata. Esercizi specifici sono fatti eseguire per incoraggiare il normale meccanismo di scivolamento del tendine sotto la puleggia. L’ausilio di farmaci anti-infiammatori per uso sistemico e/o locale può risultare utile. Si può, in alcuni casi selezionati, eseguire una infiltrazione cortisonica . Va però detto che spesso il trattamento definitivo è quello chirurgico.

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Chirurgico
L’intervento chirurgico viene di norma eseguito mediante anestesia locale (iniezione di lidocaina o mepivacaina attorno all’area d’incisione). Si pratica una piccola incisione cutanea (1,5 cm. circa) sul palmo della mano, in corrispondenza della puleggia “A1” o “T1” (alla base del dito interessato).

Con l’incisione cutanea si cerca di seguire le naturali pieghe di flessione della mano, per permettere una migliore cicatrizzazione. Si raggiunge dunque e si seziona longitudinalmente la puleggia. Si esegue in fine la sutura cutanea ed un piccolo bendaggio. I punti di sutura saranno rimossi dopo 12 giorni circa.

Riabilitazione

Da subito si consiglia la mobilizzazione attiva delle dita, senza però sottoporle a sforzi eccessivi, cimentandosi in prese impegnative o estensioni forzate delle dita. Alla rimozione dei punti di sutura sono consigliati esercizi che aiutano ad allungare e stabilizzare i muscoli e le articolazioni della mano. Altri esercizi sono utilizzati per migliorare il controllo dei movimenti fini e la destrezza.

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